Sin dal primo momento in cui la Volta Oscura incontrò gli Astri, divenne chiaro che il comune esistere sarebbe stato stravolto.
La leggenda narrava che in principio la convergenza della loro energia, contrastante e complementare, originò quella che venne poi chiamata Landa dei Tre Soli: una terra in principio spoglia, priva di creature, ma nel suo piccolo viva e pronta ad accogliere coloro che vi avrebbero trascorso la loro esistenza.
Per secoli e secoli, essa rimase prigioniera dell'influenza delle Ombre, presagi ed emissari della Volta, e solo in seguito a lunghe evoluzioni, cicli di morte e rinascita e guerre decennali tra le creature generate dalla terra, si raggiunse una nuova fase della "storia".
Gli esponenti di alcuni clan terrestri, guidati dalla saggezza dell'Oracolo Astrale, decisero di comune accordo di porre fine alla follia causata dall'influsso della Volta Oscura e formare un'oligarchia per regnare sulle terre con ordine, in pace. Per fare ciò, tuttavia, avrebbero dovuto richiamare dall'arcata divina la benedizione dei Tre Soli - le uniche entità in grado di rivaleggiare con gli emissari della Volta stessa.
Su indicazione e sotto la guida dell'Oracolo, innumerevoli vassalli vennero selezionati per accogliere l'immenso potere arcano delle stelle, tuttavia molti di loro finirono per essere annientati da quello stesso potere: incompatibili, deboli - gli aggettivi e le cause avrebbero potuto dirsi infiniti. Vi furono lunghe e penate ricerche per trovare i "veri prescelti" invece che quelli che, in seguito, vennero definiti "fallimenti" con aria di spregio, quasi odio.
Era triste, dando un giudizio postumo, vedere come coloro che non avevano mai dovuto sacrificare nulla di caro a loro giudicare così pesantemente i soggetti di quelli che, a conti fatti, erano terribili esperimenti per legare il divino al mortale. Come se fosse un qualcosa di facilmente ottenibile, o perdonabile.
Nel corso degli anni, di fronte ai continui vicoli ciechi raggiunti, i terrestri cominciarono a perdere le speranze e la fiducia in quell'entità che li stava guidando: l'Oracolo, in fondo, era apparso un giorno dal nulla, annunciandosi come giunto per accompagnarli verso un futuro ove avrebbero potuto vivere con uguaglianza e pace. Una promessa che avrebbe potuto suonare vacua alle orecchie di coloro abituati ad un clima opprimente, di conflitto, ma anche come una dolcissima tentazione.
Quando il punto di rottura stava per essere raggiunto, con il malcontento ed il terrore che stavano già per ricatturare le anime dei più deboli, tuttavia, il primo dei prescelti fu finalmente trovato: una fanciulla con i colori del cielo, di un azzurro sfumato di tinte rosee, e gli occhi di un colore dorato, caldo e vibrante come il sole nascente. Fu definita la Portatrice dell'Alba, come a significare l'inizio di un nuovo e luminoso futuro dopo innumerevoli notti buie e senza speranze.
Con la sua mera presenza e potere, le lande cominciarono a produrre più frutti, e la popolazione a rinascere con nuova energia: l'effetto del primo Sole era quello, donare e favorire la vita, nascita e rinascita in ogni sua forma. Che fosse inteso nel senso letterale, emotivo o psicologico, tale era il suo dominio.
Così, una nuova speranza fiorì negli animi dei terrestri. L'Oracolo sorrideva, spiegando che la parte peggiore e più complicata era ormai passata: con il tempo, spiegò, gli altri Soli sarebbero stati naturalmente attratti dalla presenza del Primo e si sarebbero manifestati a loro con il dovuto tempo.
Il fatto che la speranza fu ripristinata, comunque, ebbe un effetto rinvigorente nei ricercatori dell'arcano. Gli esperimenti continuarono, e continuarono forse in maniera più aggressiva rispetto a com'erano svolti in precedenza: la pazienza non rientrava nelle abilità dei terrestri, ed ora che ben uno dei tre astri si era presentato a loro, gli animi provavano un collettivo senso di impazienza, insieme al desiderio di avere "tutto ora, immediatamente".
Travolti dall'euforia della vita, nessuno pareva voler considerare o ricordare che i potenziali prescelti sarebbero andati incontro ad un destino ben poco favorevole.
Vi furono non pochi malcontenti, comunque, quando la reale natura delle "ricerche" sui vassalli, principalmente a creare quello che realmente poteva solamente manifestarsi, finì con l'essere rivelata alle masse: l'eccitazione e la speranza provate fino ad allora assunsero un retrogusto più amaro, nello scoprire che tutti i volontari - giovani speranzosi di poter aiutare il loro mondo, i loro cari, a cui era stato promesso il titolo di Eroi della Landa - venivano trattati come meri numeri, fallimenti da dimenticare prima di passare al successivo tentativo.
Per rendere meno sgradevole quel boccone, purchè solamente fosse una questione di apparenze, l'Oracolo intervenne per placare gli animi: i sacrifici erano necessari, disse, e quello che così tanti avevano offerto per una causa più grande non sarebbe mai stato dimenticato. Allo stesso tempo, aggiunse con una caritatevole pacatezza, fin tanto che coloro che ancora camminavano su quella terra non avrebbero abbandonato il ricordo, nessuno dei Martiri sarebbe mai morto realmente.
Parole dolci, ancora una volta atte ad indorare la pillola e rendere più piacevole l'idea di un massacro a senso unico.
Nonostante il tentativo di placare le masse, vi fu ugualmente una fazione che si oppose alla continuazione di quella pratica immorale, e che tentò di aggravare almeno gli animi incerti sulla loro posizione - i più timorosi di andare contro alla maggioranza, ma che in cuor loro covavano dubbi a riguardo della "correttezza" che tanto veniva predicata. Ancora una volta, nella storia si scrisse pagina dopo pagina di scontri ed ostilità, scritte con il sangue di quelli che vennero ultimamente etichettati come Eretici o portatori delle ombre.
Lo scontro di idee e la sua tremenda fine causò maggiore malcontento, finchè almeno ciò non fu messo da parte in favore di un nuovo, lietissimo evento: il secondo Sole, tanto atteso e cercato, finalmente si manifestò in tutta la sua piacevole gloria. Un giovane nel fiore degli anni, anch'egli nato con in corpo le tonalità del cielo terso - gli occhi di un azzurro intenso, incorniciati da ciocche color platino.
Con il suo arrivo, le creature della landa cominciarono a giovare di una vita più intensa, più "viva" per mancanza di migliori termini: il senso di insoddisfazione, la mancanza di qualcosa che rendesse un'esistenza piena di caos e sofferenza più piena, quel vuoto esistito da sempre nel petto dei terrestri sembrò essere rasserenato, colmato almeno in parte da quell'esistenza misteriosa e divina. Egli ricevette il titolo di Anima dello Zenit, con onori e lodi per la buona sorte che avrebbe portato al futuro.
Negli anni in cui venne trovata l'incarnazione del secondo Sole, vi fu un fondamentale cambiamento nella landa: i clan sostenitori della battaglia sacra scelsero di riorganizzare i loro ranghi, creando un più effettivo organo amministrativo delle terre. Un'oligarchia venne così formata, i cui capi cominciarono a definirsi "nobiliari" con il passare del tempo. Di conseguenza, il resto degli abitanti della landa cominciarono ad essere passivamente definiti "comuni", un'etichetta che non cambiava per nulla le loro sorti o le loro vite ma che con il tempo avrebbe contribuito a definire la struttura gerarchica della landa.
Sotto la protezione di due Astri, le terre ed il loro popolo raggiunsero forse la crescita maggiore che avrebbero mai potuto sognare in altri tempi: dagli insediamenti radi e sparsi, salvo forse un o due dei più espansi, sorsero intere città e villaggi, quali arroccati sulle montagne perchè "più vicini al cielo ed alle stelle che li proteggevano" e quali invece più placidamente espansi nelle pianure, con fiorenti coltivazioni a fare da cornice ai confini degli stessi. Il centro dell'evoluzione divenne la città principale della landa, capitale e sede non solo del tempio istituito dalle casate nobiliari, a cui capo venne eletto l'Oracolo, ma anche dell'ora ufficializzato istituto di ricerche arcane - un pomposo e ben più appetibile nome per quelli che non erano altro che folli ricercatori, pronti a tutti per scovare nuove possibilità in campo di magie e divinità.
Così, la vita continuava e si aggrappava ad un senso di esistenza sempre più solido, più reale. Persino quella che era stata l'origine di tutto, ancora fresco nella mente degli abitanti della landa ma al tempo stesso così vissuto, quasi lontano, venne accettata e validata come "parte" di un disegno più grande, non solamente di un mito di origine.
Il conflitto tra la Volta Oscura e gli Astri, rimasto una stranamente silenziosa costante nella crescita di quel mondo, finì con l'essere messo quasi in secondo piano, surclassato dalla rapida evoluzione di una comunità fiorente e dalla continuazione della ricerca dell'ultimo elemento che avrebbe garantito, finalmente, una possibilità contro un nemico superiore.
A volte sembrava quasi che i terrestri avessero convenientemente dimenticato che vi fosse una guerra divina in corso, a causa dell'illusione di pace che si stava instaurando. Ma non è forse così che gli déi combattono? Dietro le quinte, mandando avanti le loro pedine e mai rivelando le loro reali forme?
In ogni mondo conosciuto era sempre stato così, eppure per una landa appena nata non si poteva parlare di esperienza, di storia da cui trarre insegnamenti.
La pace creatasi fu spezzata brutalmente, all'improvviso - come in ogni dimensione, le cose belle non sono destinate a durare - quando un giorno le Ombre cominciarono ad assalire insediamento dopo insediamento, partendo da quelli più lontani dalla capitale.
Richieste di aiuto, di essere salvati, cominciarono a piovere a dirotto sulle casate che avevano in mano il potere, così come sul tempio delle stelle: gli abitanti della landa, per quanto potessero tentare di resistere grazie alle benedizioni dei due Soli, restavano impotenti contro il puro caos incarnato dalle Ombre. Insediamento dopo insediamento cadde sotto l'apparentemente inarrestabile avanzata degli emissari della Volta, suscitando un rinnovato terrore e desiderio di sopravvivere nelle creature della landa.
L'oligarchia, con la situazione ormai quasi giunta al punto più critico, era ad un passo dall'inviare le incarnazioni stesse sul fronte per terminare quella che a tutti gli effetti era un'invasione in piena regola. Ancora una volta, però, l'Oracolo interruppe la loro iniziativa, con parole velate di mistero: non vi sarebbe stato bisogno di commettere atroci sacrifici, perchè per quanto forti i poteri dei primi due Soli essi non incarnavano l'essenza "corretta" per avere a che fare con i loro nemici giurati. Solo e soltanto il terzo vassallo, presagio della fine, possedeva l'autorità ed il potere necessari ad arrestare anche altri portatori di divinità.
Fortunatamente, o forse perchè già scritto nel Destino, presto giunse voce dai villaggi più lontani: gli inviati dal Caos stavano cadendo uno dopo l'altro, luogo dopo luogo ove avevano portato distruzione pareva rinascere lentamente com'era già accaduto un tempo, alle origini della landa. Una singola figura, stando ai superstiti, si stava facendo strada nei ranghi nemici come un lampo, ed altrettanto rapidamente stava portando distruzione tra di essi. Il colore cremisi, come gli occhi della fiera fanciulla, divennero un Presagio della Fine - e tale fu il soprannome che le venne dato dai comuni.
Ancora una volta stupiti dall'abilità di preveggenza dell'Oracolo, i nobili signori gli si rivolsero per essere guidati ancora una volta sulla corretta via. Una volta recuperata l'incarnazione del terzo Sole, terminata la sua operazione di eradicazione delle Ombre, tutti i pezzi sarebbero stati al loro posto: avrebbero potuto cominciare attivamente a muoversi per eliminare completamente l'influenza della Volta Oscura nel loro mondo, ed ottener quindi pace e prosperità nella loro terra.
Tale era il piano iniziale, indubbiamente. Però all'udire tale affermazione, l'Oracolo si rivolse ancora ai signori che egli stesso aveva aiutato a far sedere sui loro "troni": avevano raggiunto a malapena il punto di inizio e già volevano lanciarsi in una battaglia di titani e divinità? Ancora una volta, l'impazienza stava offuscando le loro abilità, affermò. Avere le armi per affrontare una battaglia non avrebbe garantito la vittoria, non senza la certezza data da un buon piano e da un'effettiva soluzione alternativa, ove le cose non avessero seguito le linee da loro immaginate.
Esercitare pazienza, come sempre, non rientrava tra i favori dei signori - alcuni, i più impazienti, proposero anche di ignorare i suggerimenti dell' Oracolo, poichè ormai dato che avevano le incarnazioni degli Astri non sarebbe più servito un tramite delle divinità. Altri argomentarono, invece, che sarebbe stato stupido mettere da parte ed inimicarsi lo stesso, dato che fino a quel momento l'Oracolo aveva non solo guidato la loro crescita al punto di splendore a cui erano arrivati, ma anche fornito supporto morale al popolo, levando così loro un'incombenza aggiuntiva.
Pareri contrastanti, simili a questi ed al contempo ognuno con le sue sfumature, inondarono i facenti parte all'oligarchia, fin tanto che una proposta non venne lanciata: creare una figura, a detta dei nobili sotto il loro controllo, che avrebbe potuto compiere azioni altresì scomode per loro e prendersi la colpa per eventuali malcontenti. Un capro espiatorio, con il potere e l'autorità dalla sua, affiancato da consiglieri fidati: un Sovrano.
Nel frattempo, altri cambiamenti occorsero nella struttura della landa. Su raccomandazione dell'Oracolo, come da profezia, una volta che tutte e tre le incarnazioni si sarebbero manifestate sulla terra, queste non si sarebbero mai dovute riunire nello stesso luogo - essendo recipienti di un potere più grande di loro, potenti ed al tempo stesso fragili, se fossero entrati in contatto l'energia contenuta in ognuno di loro sarebbe entrata in risonanza con quelle degli altri, risultando in un paradosso esistenziale.
Non esiste Vita senza Inizio, e nessuna delle due senza Fine. Al tempo stesso, non si avrebbe Fine senza Inizio, nè tanto meno tutto ciò che traspare tra le due.
Il rischio era che i tre vassalli si sarebbero distrutti a vicenda, portando con sè il mondo stesso, così come che essi stessi annullassero gli uni la divinità degli altri, lasciando così la landa senza possibilità di contrastare il nemico maggiore. Era tassativo che, quindi, questi restassero in posizioni strategiche così che le benedizioni avessero effetto, ma che queste fossero sufficientemente distanziate tra loro per evitare il rischio di risonanza.
Due nuovi santuari furono eretti nelle terre della landa per ospitare le incarnazioni, mentre una di esse venne ospitata in un edificio già esistente.
La Portatrice dell'Alba nel cuore della capitale Cardell, al tempio dell'Oracolo.
L'Anima dello Zenith alla Fortezza di Euthoria, al confine con l'area montana.
Per ultimo, il Presagio della Fine alla Torre di Udinore, oltre le vette innevate della catena Reezvayn.
Sempre stando alla leggenda, da quel momento di stallo la landa ebbe un florido periodo di mondanità, a cui con rapidità disarmante l'intera popolazione sembrò abituarsi: l'avere non solo tre protettori divini, ma anche un sovrano che pareva avere a cuore la vita e la crescita di quello che era divenuto il suo regno, più che del mantenere buoni rapporti con la vecchia oligarchia, sembrava aver gettato i terrestri in uno stato di piacevole tranquillità - distrutta solo, occasionalmente, dalla comparsa di gruppi di Ombre che venivano prontamente trattati con i dovuti riguardi dalle giuste entità.
Ogni qualsivoglia altro "problema" non era nulla di cui preoccuparsi, no davvero: se erano riusciti ad impossessarsi, dei comuni mortali, del favore delle entità astrali, cosa mai avrebbero dovuto temere d'altro?
*
Un sonoro "thump" andò ad accompagnare quelle ultime parole della donna, seguite da un sorriso pacato. In risposta, un versetto di insoddisfazione misto a lagna lasciò le labbra dei due bambini all'ascolto quasi contemporaneamente, nemmeno si fossero sincronizzati.
Reyes emise una piccola, breve risata, che parve far aggrottare le sopracciglia dei suoi giovani ascoltatori ancora di più. "Cosa c'è? Non vi piace il finale della storia?"
"Ma non è un finale!" "Ma la storia non può finire così!"
Ancora una volta, le risposte arrivarono contemporaneamente. La donna scosse il capo, lunghi capelli color vinaccia mossi dal gesto contro la sua schiena, e si rialzò dal tavolo a cui stava seduta, portando con sè il massiccio tomo da cui stava leggendo. Qualche passo più in là, seguita da due paia d'occhi ancora pieni di curiosità, andò a posare lo stesso su uno scaffale, in mezzo ad altri suoi simili. Le sue dita affusolate andarono ad accarezzare la copertina, prima che si voltasse nuovamente verso i bambini ancora seduti al tavolino.
Notò come, presi dalla narrazione, nessuno dei due aveva finito il tè che gli aveva servito, nè i biscottini al cioccolato e granella di zucchero preparati sul piattino al centro della tavola.
"Non tutte le cose possono finire come desiderate, piccoli miei. Guardate, nemmeno voi avete finito per bene la vostra merenda, no?"
Entrambi i giovinetti guardarono prima lei, poi le rispettive tazze lasciate a metà, poi ancora lei. La piccola, Hikari, fu la prima a parlare nuovamente, come se colta dall'illuminazione.
"Quindi se finiamo la merenda, dopo ci racconti il finale della storia?!"
Una risata, ora completa e piena, sfuggì alle labbra di Reyes a quell'idea strampalata: ah, beata innocenza!
"Ve l'ho detto, la storia è già terminata. Non c'è scritto altro nel libro, quindi temo che il resto stia a voi." replicò con pazienza, portando le mani ai fianchi. L'espressione dei bambini ancora non sembrava convinta, per niente. Fu allora che un'idea la colse. "Mmh... se non siete soddisfatti, perchè non pensate voi a come potrebbe finire? A dirla tutta, anche io sono piuttosto curiosa. Che ne dite? Vi sembra uno scambio equo?"
La proposta fu accolta con incertezza, all'inizio, poi con crescente entusiasmo.
"Possiamo metterci i robottoni?" domandò il bambino, Hiro, strappando l'ennesimo sorriso alla donna.
"Potete mettere tutto quello che volete. Sarà il vostro finale, dopo tutto."
Poco dopo quel breve scambio, i genitori dei bambini riemersero dalla moltitudine di scaffali di cui era costellato il negozio, ognuno con i prodotti da acquistare nel rispettivo cestino. Reyes si congedò brevemente dai bambini per adempiere al suo lavoro di proprietaria del negozio, ufficializzando la compravendita con le due donne.
"Grazie per averci guardato le due pesti, Rei."
"Fare shopping con i bambini è sempre un impresa, tranne qui!"
Le due donne, madri dei rispettivi bambini, erano clienti abituali del suo negozio e Reyes (Rei, come si faceva chiamare per comodità da loro) aveva preso in simpatia sia loro che i due piccoli. Mentre le due giravano con calma gli scaffali in cerca di prodotti che le interessassero, non avendo di meglio da fare nel frattempo, la proprietaria si era offerta di curarli finchè non avessero finito.
Reyes era persino cosciente di come, vedendo i figli così presi dalla narrazione, le madri avessero fatto uno o due giri extra, per non interrompere. La cosa ovviamente non le aveva pesato minimamente, anzi.
Al termine delle transazioni, le due coppie di mamma e figli si congedarono con un caloroso saluto, mentre Reyes li salutava dall'ingresso del negozio. La campanella tintinnò un paio di volte quando chiuse la porta, rientrando, prima di ammutolirsi di colpo.
"Milady è fin troppo amichevole con gli abitanti di questa dimensione." Una voce profonda, maschile, con una punta di derisione le giunse alle orecchie.
Dall'angolo della stanza che collegava il negozio al retro, e poi al piano superiore ove Reyes viveva, la familiare figura di uno dei suoi due famigli - eredità e dono della sua "famiglia" - la squadrava con aria quasi seria.
La donna fece spallucce, gettando un breve sguardo al tomo che aveva retto fino a pochi minuti prima, e poi voltandosi verso una pigna di cristalli ancora da smistare che l'attendeva sul bancone da lavoro.
"Non c'è nulla di male ad essere cortesi, Garmr. La gentilezza non è mai costata nulla."
Garmr - ora in forma di un giovane uomo dai lunghi capelli color notte, occhi blu acceso e pelle baciata dal sole - sbuffò sonoramente, come divertito alla sua affermazione, prima di congedarsi a sua volta dalla stanza con un'aria quasi stizzita ed una rigidità in corpo che la donna riconobbe come rabbia inespressa, trattenuta.
Lo sapeva, Reyes, che cosa voleva dirle con quella reazione. La gentilezza non è mai costata nulla a chi poteva permettersi di offrirla, a chi stava in una posizione di potere tale da non dover temere che quella stessa cortesia diventasse un'arma contro di sè.
La leggenda della Landa dei tre Soli, che aveva appena narrato, ed il suo vero finale (omesso volutamente dalla ricostruzione della storia) erano la prova lampante di tale affermazione - lo sapeva Reyes, così come lo sapeva Garmr.