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[personal profile] hannyakoma
Prompt: Road trip

Word count: 1702
Rating: sfw
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Originale
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 //



Se qualcuno, chiunque, avesse detto a Leon che alla veneranda età di trent'anni, e dopo aver già passato una discreta parte della sua vita a spostarsi da una città all'altra, si sarebbe lanciato in una mirabolante avventura (viaggio) su quattro ruote con il suo migliore amico e fratello non di sangue, probabilmente si sarebbe voltato dalla parte opposta domandandosi internamente di quale sostanze avessero fatto uso, per pensare ad una cosa simile.

Leon era, di base, una persona molto stanca. Di già, direte? Ebbene, chiunque fosse stato costretto (da una paranoia che poteva anche aver senso, ma anche no in fondo, da parte di una figura paterna che s'era tramutata poi in un "nonno") ad aspettarsi poco e nulla da ogni legame che creava, ogni radice che provava a mettere, alla lunga poteva risultare alquanto pesante. Tassante. Stancante.

L'ironia della vita, che già pareva essersi accanita abbastanza su di lui e con la sua famiglia più in generale, non pareva essere propriamente soddisfatta a quel punto. E di fatti, quando Tatsuya gli aveva proposto di partire insieme, loro due soli, per staccare un po' dal caos che era di norma la loro vita, il tedesco era rimasto discretamente spiazzato ed anche, in buona parte, stupito che fosse stato lui la prima scelta dell'altro  - sapeva, nonostante tentasse di non invadere più del dovuto la privacy altrui, la ragione di essa, ma a volte Leon pensava davvero, davvero troppo.

Certo, non si poteva aspettare che Tatsuya invitasse, per esempio, un Krow ad una convention sulla letteratura  - non perchè Krow fosse una persona illetterata, anzi, l'uomo pareva avere fin troppa conoscenza per qualcuno il cui comportamento somigliava più a quello di un affettuoso samoiedo, ma per appunto l'incapacità di star fermo troppo a lungo o mantenere l'attenzione sulla stessa cosa per più di un minuto o due. Similmente, ma in maniera del tutto diversa, anche il più sospettabile "best partner" era fuori dai giochi, perchè onestamente nessuno vuole considerare anche solo l'idea di Tatsuya e Siegfried che viaggiano assieme. Sarebbe quasi più spaventoso, ed inquietante in caso di successo e non un fallimento su tutta la linea, della possibilità che il tedesco ed una russa di nostra conoscenza finissero insieme, come coppia.

Quelli sarebbero pensieri veramente terribili, un tabù comunemente riconosciuto per mantenere la sanità mentale - o quel che ne restava - della famiglia.

Nonostante tutti i preamboli, comunque, Leon aveva accettato di buttarsi in un viaggio tradizionale. Anche un po' perchè, a dire il vero, una piccola parte di sè percepiva un minimo senso di colpa ogni volta che chiedevano un passaggio a Takuma, che per quanto disponibile a far loro un piacere (dopo anni ed anni di tentativi di socializzare e legare, come quando si prende un nuovo gattino e si deve abituare all'affetto della nuova casa; solo che questo particolare gatto era un randagio, con un carattere sospettoso e schivo, e che non aveva ricevuto in primis un trattamento proprio positivo) ogni volta che esagerava, perchè ancora incapace di capire dove stavano i suoi limiti, rischiava di collassare su se stesso dalla stanchezza. 

Non sapeva cosa significava essere un Teleporter, ma se i pensieri che aveva percepito quelle due-tre volte che Takuma era letteralmente atterrato nel salotto di casa Sievert e si era accasciato per una decina d'ore sul divano, immobile salvo il ritmico muoversi su e giù del suo petto, gli potevano essere di qualche indicazione allora, onestamente, ringraziava di poter solamente leggere i pensieri altrui. Sebbene questo fosse una maggiore fonte di rotture di palle, specialmente accanto a persone veramente rumorose.

Il giorno della partenza era stato più anti-climatico della preparazione per il viaggio. Un po' era grato del fatto che avessero deciso di partire presto, perchè ciò significava che gli unici svegli a quell'ora dimenticata da Dio avrebbero potuto essere solamente suo padre, suo zio e sua madre - santa donna, Xylia, che aveva fatto trovare sia a lui che a Tatsuya una sostanziosa colazione (e del caffè) quando erano scesi in cucina dalle rispettive stanze. Avrebbe anche voluto lamentarsi dell'essere coccolato a quel modo a trent'anni, se solo avesse effettivamente potuto godersi l'affetto della donna per sedici anni di più, invece che solo per gli ultimi quattordici. 

Comunque, se Leon pensava di provare un piacevole imbarazzo alle continue raccomandazioni della donna durante la colazione, dovette ricredersi al momento della partenza: non solo li accompagnò fino all'auto, parcheggiata nel cortile subito in fronte all'ingresso, ma salutò entrambi con un bacio sulla fronte ed un abbraccio - a cui Tatsuya aveva imparato finalmente a non andare mentalmente nel panico in risposta. Una fonte di blackmail in meno, ma una soddisfazione.

Per una questione di sorteggio, s'era deciso che Leon avrebbe preso il primo turno alla guida: delle sei ore di viaggio, sicuro avrebbe fatto lui le prime tre. A dirla tutta, dopo la nottata di riposo al fianco di Klaus, il tedesco si sentiva ben in forze per farsele anche tutte e sei - ma questo dipendeva molto da quanto gli altri utenti della strada attentavano alla sua pace mentale. 

"Musica?" fu la semplice e schietta domanda di Tatsuya, già impegnato a trafficare con il telefono  da quel che poteva vedere con la coda dell'occhio.

Leon gli spedì un sospiro mentale. "Basta che non metti qualcosa di italiano. Ti potrei dover far scendere dall'auto in quel caso."

"Non lo faresti. E comunque ho di meglio sul telefono."

Era esattamente quello che preoccupava Leon, conscendo cosa l'altro potesse essere capace di mettere in riproduzione. Parte di sè temette i secondi necessari per connettere telefono e auto via bluetooth, ma appena partì la prima canzone e riconobbe la voce di Aimer, allora tirò un interno sospiro di sollievo.

Il silenzio, anche se di questo non si poteva forse parlare con un background musicale, non aveva mai rappresentato un problema tra loro due, anche al di là della capacità di Leon di leggere i pensieri altrui: la parte migliore di tutto questo stava nel fatto che il novanta percento delle volte, nemmeno aveva bisogno di usare la sua abilità per capire cosa passasse nella testa del compagno di viaggio. Tuttavia, siccome Leon era figlio di suo padre e Siegfried aveva la stessa simpatia di un cactus nelle mutande, e la delicatezza probabilmente non era mai stato di casa da nessuno dei sue, giunse la domanda.

"Quindi? Avete stabilito una data, tu e Rodion?" 

Percepì una discreta frenata mentale (durata per circa mezzo secondo, il che gli fece onore) da parte dell'altro, prima di tornare alla quiete. Come un'increspatura sull'acqua dopo che qualcuno getta un sassolino. 

"Veramente no, ne abbiamo parlato una volta sola." ammise con una serenità che a Leon scaldò l'anima che pensava di non aver più, ormai. "Non preoccuparti, quando dovrò scegliere il testimone di nozze non verrai superato da tuo fratello."

"Tu sai che Yvan ti pianterà il broncio se lo escludi, vero?"

Il ricordo, freschissimo, di un trentenne con l'aria da cucciolo bastonato alla scoperta che non solo il suo padroncino sta uscendo per più giorni senza di lui, ma si sta anche portando dietro qualcuno che non sia lui! L'immagine di suo fratello che, effettivamente, riceve la notizia del matrimonio solo per poi sentirsi dire che non sarebbe stato lui almeno uno dei testimoni...

Leon rise, suscitando così uno sbuffo divertito al compagno di viaggio. "Lo so. E so che hai immaginato la scena giusto ora. Sei un fratello terribile."

"C'è un motivo se sono il tuo preferito, Tatsu."

"Mah... per il momento almeno."

Non c'era reale irritazione o offesa dietro le loro parole, ed anzi la confidenza che erano ormai capaci di prendersi e concedersi a vicenda era ulteriore prova del loro rapporto. O, come direbbe qualcuno, dello sviluppo caratteriale che avevano raggiunto.

La pace durò a sufficienza, riempiendo lo spazio tra i due viaggiatori con canzoni orecchiabili, canzoni meno orecchiabili e chiacchierate più o meno profonde, ma anche con del semplice silenzio - un dono che, vivendo in due case in cui gli abitanti sono alquanto numerosi, poteva non essere in fondo così scontato. Tatsuya si era chiuso con il suo sudoku sul telefono, lo vedeva con la coda dell'occhio, e Leon quasi si dispiacque dell'urlo che cacciò appena un, testuali parole sue, "deficiente che non avrebbe dovuto uscire di casa, tanto meno infestare le strade" per poco non andò addosso alla loro auto, nel tentativo di sorpassare. Quella era forse una delle cose che più detestava, considerando anche il fatto che non era da solo in macchina.

Il tedesco, da persona pacata e sicuro non facilmente irritabile quale era, fu tentato a lanciare un urlo mentale al guidatore in vendetta, quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla.

"Ricordati che per ogni incidente che causi, un Klaus a casa piange." 

La frase ebbe effetto immediato, e Leon si trovò a odiare un po' la sua debolezza ormai nota e palese. Non poteva più comportarsi da caos incarnato e causare incidenti del tutto non voluti, e specialmente non voluti per motivi infantili, se aveva in mente l'immagine del suo fidanzato triste. 

'Sei un amico terribile.' borbottò tra sè e sè il Mind Reader, rendendo il messaggio chiaro e schietto nel trasmesso alla mente altrui.

Lo vide un po' di sbieco, ma anche senza conferma visiva non avrebbe assolutamente esitato a pensare che Tatsuya avesse quell'espressione, il sorrisetto soddisfatto di chi sa e non aveva dubbio che la conversazione avrebbe preso quella piega.

'Eh, succede. Almeno ti evito la galera, o di arrivare in ritardo. Ci sono parecchi libri che mi interessano e vorrei arrivare prima del mezzogiorno.'

Come al solito, c'erano poche possibilità che Leon riuscisse a vincere contro Tatsuya - se non altro, condividevano comunque lo stesso orrido senso dell'umorismo, che occasionalmente poteva diventare anche assai motivazionale. 

In quel momento, Leon capì che quell'esperienza non sarebbe stata come quelle che aveva avuto con Krow. Quest'altra sarebbe stata più caotica, divertente - forse perchè non stavano scappando da fantasmi del passato, ma per una pura questione di piacere. 

L'idea aveva un che di rinfrescante, in fondo. 

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