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Note: La fede può assumere diverse forme.
Passo dopo passo, il neo-capitano sentiva sempre più il cuore battere all'impazzata, unico ma forse più sostenuto traditore della sua agitazione.
Hemeri Elyrand, primogenito della famiglia Elyrand del Giardino di Neve, aveva già compiuto giuramenti di fedeltà nella sua vita - verso la famiglia, verso la sua anima gemella, verso il suo credo - ma mai al cospetto del re, né di fronte alla Stella.
Tale forse era la parte più terrificante: voci, pettegolezzi, i pochi graziato da tale evento narravano del Vincolo, un impulso magico che spingeva il soggetto che compiva il sacro giuramento a non andare mai e poi mai contro lo stesso. Non sarebbe importato se la sua famiglia fosse stata in pericolo, il Vincolo l'avrebbe spinto ad ignorare essa e qualsiasi altra cosa se ciò avesse garantito la salvezza dei favoriti dallo stesso.
Il Vincolo avrebbe cancellato tutto quanto. Il Vincolo avrebbe soggiogato la sua anima e la sua volontà.
Ciò davvero lo spaventava, fin nelle ossa, fin nel midollo.
Però, dicevano tutti coloro che gli avevano fatto complimenti, un onore del genere non capitava tutti i giorni e sicuramente non in famiglie di cavalieri non nobili d'origine. Si trattava di un simbolo, un salto di status migliore di qualunque altro.
Nonostante questo, il cavaliere aveva una paura maledetta di quel grande cambiamento nella sua vita. Un sospiro tremante lasciò le labbra del cavaliere, mentre ad occhi chiusi cercava di prendere respiri profondi per calmarsi. Inutilmente, ma giunto a tal punto non poteva più tirarsi indietro.
“Hemi?”
Hemeri scattò sul posto, tornando ad aprire gli occhi e cercare con lo sguardo l’origine di quella voce. Subito, questo si posò su Miriam - paziente, amabile Miriam - all’ingresso della sua stanza, una mano ancora posata sullo stipite. Il sorriso che aveva in volto era al tempo stesso dolce e sofferto: anche lei era a conoscenza delle conseguenze del rituale, lui stesso le aveva spiegato, e nonostante tutte le emozioni contrastanti che aveva provato - e di cui gli aveva parlato, come sempre; non erano mai esistiti segreti tra loro, fino ad allora - aveva dato il suo totale supporto al marito.
A passo lento ma cadenzato, la donna raggiunse il cavaliere e posò le sue mani sulle spalle di lui, delicate quando un petalo di rosa.
“Hemi, andrà tutto bene. Te lo prometto.” gli disse poi, stringendolo a sé nell'ennesimo abbraccio di cui - ad onor del vero - Hemeri aveva estremo bisogno.
Miriam gli era sempre stata accanto. Sempre. Così come i voti matrimoniali dicevano, “uniti nei momenti di gioia, così come in quelli di difficoltà”, lei era stata la sua colonna portante sin da prima della loro unione ufficiale, una certezza nella sua via fin dalla tenera età.
Mentre portava le sue braccia attorno alla vita di lei per stringerla a sè, in cerca di conforto, Hemeri non poteva non ringraziare gli Dei per avergli fatto conoscere una creatura tanto importante. Indispensabile.
“Qualunque cosa accadrà,” iniziò a dire, la voce provata dall’emozione mentre alzava lo sguardo sul viso di lei. “Ricordati, sei l’unica ragione per cui la mattina io mi svegli, per cui ho deciso di servire il paese...” Poteva vedere le lacrime di commozione formarsi nuovamente in quegli occhi profondi, più blu del più prezioso degli zaffiri. “Sei tu la mia dea, Mir.”
E con la fede che aveva in lei, sarebbe riuscito ad affrontare anche quell’ennesima scelta impostagli da un destino incerto.