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[personal profile] hannyakoma
Prompt: Acqua

Word count: 580
Rating: sfw
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Originale
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L'acqua è sempre stata una compagna di vita per Manami.

Fin da piccola, l'elemento ha assunto un ruolo chiave nella sua vita, per quanto presente è cominciato ad essere e poi continuato: sentiva come un istinto, una voce che le sussurrava questo e quello, senza diventare invasiva - c'era, c'era e basta, ad offrire una confortante presenza nei momenti meno piacevoli ed offrire il sostegno necessario per avanzare in quella che poteva essere la carriera di una vita. Diventare eroi poteva rappresentare un grande onore, ma anche una responsabilità sproporzionatamente grande per chi portava il titolo.

Suo padre Kion non aveva perso tempo, dal momento in cui aveva espresso il desiderio di intraprendere quella linea di lavoro: tutt'altro, pur non essendo divenuto mai uno degli eroi più famosi ed avendo scelto un ruolo più "da scrivania" alla fine, la sua capacità di controllo sull'abilità che condividevano aveva dell'impressionante.

"Su, su, Mana-chan! Se continui così non riuscirai a superare le selezioni, sai?" 

La voce di suo padre era raramente seria, ma in quell'occasione - nonostante il tono gioviale e scherzoso che lo contraddistingueva - Manami percepì una nota più severa. Non potè non apprezzarla, sinceramente, perchè quello significava che il genitore volesse rispettare il suo desiderio ed aiutarla per davvero: era stato il suo primo desiderio, dopo tutto.

"D'accordo... Riproviamo."

"Ricordati, posizione di partenza. Respiro e poi concentrazione." ripetè per l'ennesima volta, con pazienza, il più grande. "Senza paura, sono qui anche io."

Una rassicurazione nota, ma sempre lieta da sentire. Sapere che suo padre fosse lì in caso qualcosa - qualsiasi cosa - fosse accaduto la tranquillizzava, forse più di quanto credesse e fosse disposta ad ammettere.

Rilassò le spalle, quindi, le braccia lasciate morbide lungo i fianchi. Cercò poi di regolarizzare il suo battito, prendendo respiri lunghi e regolari. Di già a quel punto, attorno a sè, poteva come sentire la familiare presenza di acqua, nella sua forma più fine e trascurata dai sensi - vapore, umidità.

Alzò allora le mani davanti a sè, separate, ma come in posizione di preghiera, con i palmi rivolti l'uno verso l'altro. Come altre volte prima, nello spazio tra esse iniziò a formarsi un piccolo globo d'acqua - piccolo piccolo, e via sempre più grande - che non era nient'altro che l'esercizio che stavano provando da un paio d'ore.

Tramutare il vapore in acqua, dargli forma, sfruttarlo e manipolarlo a proprio piacimento.

Non avrebbe saputo da dove cominciare, se avesse dovuto seguire il mero istinto sarebbe finita con il fare qualcosa che avrebbe rimpianto in futuro: non c'era peggiore insegnante della fretta, o di un attuale consiglio sbagliato. Prenderla con calma, imparare a conoscere il proprio potere - e non odiarlo, per quanto possa essere difficile controllarlo - rappresentava sempre la scelta più corretta, per lei.

Specialmente quando, riaprendo gli occhi, poteva vedere i risultati del suo duro lavoro: una sfera d'acqua la avvolgeva in un abbraccio non mortale, bensì confortante, attraverso la quale poteva vedere la figura di suo padre battere le mani con entusiasmo. Non capiva cosa stesse dicendo a causa del rumore della corrente che formava quel globo - allo sforzo che fece per diminuirne la pressione, poco dopo, la forma collassò lasciandola letteralmente infradiciata su due piedi.

La risata di Kion seguì un istante più tardi, piena di un puro, bambinesco divertimento. 

Manami gli si lanciò contro, per vendetta: non sarebbe stata l'unica a rientrare in casa con gli abiti bagnati quel pomeriggio.

 

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