Non è la prima volta che qualcuno prova ad ucciderlo, nè sarà l’ultima ancora.
Questo tentativo, è certo, non proviene dal suo popolo questa volta--una certezza rafforzata dalla rete di informatori della corona, la cui responsabile è qualcuno a cui il sovrano ha affidato la sua stessa vita.
Sospira, nella solitudine del suo studio privato, riposando la testa contro lo schienale della sedia. Le labbra dischiuse ispirano un poco d’aria, prima che una silenziosa presenza dia indizio di sè. Mani callose, seppur leggere nel tocco, gli sfiorano le braccia, risalendo verso le spalle, facendo sussultare l’uomo.
«Sono io, mio signore. Solo io.» annuncia l’Ombra del re, ogni parola pronunciata con falsa dolcezza.
La tensione scompare quasi all’istante dai muscoli del regnante, ancor più con le rilassanti cura a cui viene sottoposto.
«Avete scoperto qualcosa?» domanda lui, occhi chiusi e voce stanca. Nonostante ciò, “sente” l’ombra scuotere il capo.
«Nulla di concreto, ma...»
«Ma?»
«Girano voci interessanti, in paese.»
Gli occhi del re si riaprono lentamente, rivelando iridi color vermiglio, che si puntano subito sul volto incappucciato innanzi a lui.
«Continua.» ordina.
«Il regno di Khalheid, a cui avete negato la mano di Sua Grazia. Pare non abbiano preso bene la cosa.»
«Khalheid è una terra di barbari, mia nipote non merita un animale come marito.»
C’è una nota sprezzante e definitiva nella sua voce, che fa sorridere l’Ombra.
«Se fossero davvero loro i colpevoli, sire, come dovremmo agire?»
Una simile accusa resa pubblica significherebbe guerra certa, con o senza prove solide. Non può, nè vuole, assoggettare il suo popolo ad una simile condanna ma al tempo stesso non può permettersi rischi.
E’ l’unico che può sedere sul trono al presente, per diritto e per età.
«Oh, conosco quello sguardo.» l’Ombra freme d’anticipazione. «Devo convocare gli altri?»
«Non ce n’è bisogno. La soluzione è una sola.»
Distruggere Khalheid prima che essa distrugga tutti loro.
Il re avverte in quel momento le mani dell’Ombra passare dalle spalle alla gola, fermandosi solo dopo avergli alzato il capo delicatamente. Un tocco leggero, morbido, si posa sulle sue labbra.
«Pronunciate il nostro nome ed i Vostri desideri saranno la nostra ragion d’essere.»
Con una lieve esitazione, egli ispira rapidamente; segue un solo istante di silenzio, in cui il suo sguardo è catturato dall’oscurità assoluta sul volto dell’Ombra--densa, pesante, bramosa di sangue.
Mormora il suo--il loro nome, allora. Il suo desiderio ed ordine è impresso nell’Io delle sue inumane alleate.
Settimane più tardi, giunge la notizia a lui così come ai paesi vicini. Khalheid è caduta vittima di una guerra civile, culminata con la morte della famiglia reale. Si chiede a volte se il patto formato con quelle creature sia stata la cosa migliore che avrebbe potuto fare, per garantirsi il potere di difendere il suo regno.
Nonostante tutto ciò che ha già fatto, che ha ordinato per il Bene comune, dubbio e pentimento si fanno strada nel suo animo, mentre una maligna voce ricca di scherno--verso di lui--ancora gli sussurra dolci promesse di pace all'orecchio.