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Fandom: Dark Souls I
Note: SIEGMEYER OF CATARINA BESTEST OF MAN.
Lo scoppiettio del fuoco accompagnò il risveglio del Non morto Prescelto, obbligandola a destarsi dal suo breve riposo. Per qualche momento sembrò essere in una sorta di trance, ad occhi aperti ma senza focus, puntati sulle sue stesse gambe conserte. Un grugnito le vibrò in gola poco dopo, accompagnato da imprecazioni lanciate a mezza voce contro le antiche divinità.
“Su, su, amica mia! Se ti sentissero i tuoi compagni della Via Bianca...”
Iridi ancora velate di sonno andarono a posarsi sulla tondeggiante e protettiva armatura del cavaliere di Catarina a quel commento, stupite più di quanto forse avrebbero dovuto nel trovarlo ancora seduto accanto al falò. “Siegmeyer, credevo fossi ripartito mentre… Cosa fai ancora qui?”
“Un cavaliere di Catarina non abbandona mai un amico in un momento di debolezza!”
Debolezza, diceva? Oh, già… Aveva già cominciato a dimenticare le circostanze del loro ultimo incontro. La Città Infame e la Palude tenevano molto ad essere all’altezza dei loro nomi, e prova ne erano le tre morti (e mezza, considerando quanto la tossicità l’avesse portata ad un passo dall’ennesima dipartita) ivi vissute da Grainne e le miriadi di anime raccolte a fatica ed andate perdute sotto strati di sudiciume infetto e veleno. Se era sopravvissuta, quell’ultima volta, lo doveva solamente al valoroso e gentile cavaliere di Catarina.
“Sei rimasto per assicurarti che mi svegliassi?” domandò la fanciulla, stiracchiandosi la schiena dolorante e le braccia intorpidite.
“Ovviamente, amica mia. Dopo tutto l’aiuto che mi hai dato in passato, abbandonarti nel momento del bisogno sarebbe stato semplicemente vile. Una missione difficile, indubbiamente, ma questo cavaliere non si sarebbe tirato indietro comunque!”
La risata dell’uomo, bonaria e sincera, portò un sorriso sulle labbra della giovane. “Quando ci libereremo dalla maledizione, vorrei visitare Catarina.” buttò lì lei, poggiando il mento su una mano; il braccio puntato col gomito su un ginocchio. “Ti offrirò da bere per questa tua premura.”
“Oh! Un’offerta che non potrei rifiutare nemmeno volendo!”
Grainne non era più certa che vi fosse un modo per effettivamente salvare i non morti dalla loro maledizione. Aveva girato gran parte delle terre di Lordran con attenzione, salvo le maledette Catacombe e l’altrettanto maledetta Città Infame, ma fino a quel momento non aveva trovato indizi che confermassero la possibilità. Soltanto muri, nemici, morte e disperazione.
Eppure, anche senza risposte, doveva comunque andare avanti--un motto antico, forse quanto quelle stesse terre che calpestava, ma che più chiaramente esprimeva la sua esistenza.
Il destino dei non morti.
Da quando aveva scoperto di essere una di loro, Grainne aveva sentito parlare solamente di quello dalla sua famiglia: i Jaltier erano sempre stati fedeli alla Via Bianca ed al loro credo, sin da prima che la maledizione della non morte si espandesse a macchia d’olio sulle loro terre. Sin dal principio suo padre Wilhelm, così come suo fratello maggiore Seamus, avevano appoggiato e sostenuto le cacce ai senza senno, o potenziali tali, nel loro paese, unendosi alle spedizioni con l’entusiasmo di dieci uomini ciascuno.
Insieme a sua madre Annabel, Grainne rimaneva sempre a casa in attesa del loro ritorno, la più anziana nella totale certezza che il marito ed il figlio avrebbero portato gloria alla loro famiglia e la più giovane, al contrario, tormentata dall’ansia della spedizione, dai rischi, dal pericolo…
Di tante qualità positive che si potesse immaginare avere, Grainne non era il tipo avventuroso. Non desiderava che una vita serena con la sua famiglia, finchè un giorno non ne avesse costruita a sua volta una. Non voleva vivere avventure indimenticabili o affrontare e vincere nemici leggendari, nè che il suo nome venisse ricordato o associato a titoli pomposi che sarebbero solo andati persi nelle ceneri del tempo.
Il destino dei non morti.
Non le rimaneva null’altro che quello, ormai.