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[personal profile] hannyakoma
Prompt: You're the only thing I want to own.

Word count: 1120
Rating: sfw
Fandom:
Black Clover
Note:
(Io sono Dante e Dante è me -cit.) Forse un po' spoiler per chi non segue le scan in inglese: si parla del regno di Spade e di un personaggio che compare dopo il processo. Character x Reader, possibilmente? You've been warned.



Gli anni impegnati nella conquista del regno di Spade sembravano un lontano ricordo ormai, che a stento la sua mente elaborava quel periodo. Appariva così naturale considerare quelle terre sue da sempre, un diritto di naturale possesso su un’area man mano sempre più estesa: ben presto, ne era certo, avrebbe avuto l’intero continente ed i suoi quattro paesi nelle sue mani.

In fondo, se i suoi occhi si posavano su qualcosa ed egli decideva che tale fosse di suo gusto, quello stesso qualcosa doveva diventare necessariamente suo. O, per meglio dire, lo sarebbe diventato, volente o nolente. 

Era la più naturale conseguenza delle cose, l’unica legge a cui tutti si sarebbero dovuti attenere, nella sua ottica di conquistatore e despota.

In fondo, la fama (il terrore instillato nella popolazione) di Dante non aveva origine da innate abilità sul campo di battaglia. Le storie su di lui erano offuscate da un velo di mistero che non faceva altro che arricchire la già opprimente inquietudine tra gli abitanti del regno: voci sulla sorte di chi cercasse di farlo ragionare, osasse avere l’ardore ed il coraggio di esprimere un parere dissidente… 

Nessuno sapeva per certo quali e quanti orrori avessero subito tali impavidi prima di giungere alla loro fine. Si trattava di storie ormai vecchie, quasi sepolte dalle sabbie del tempo, dopo tutto.

Ciò su cui Dante trovava alquanto importante concentrarsi, invece, era il presente.

Quasi per noia si era unito alla squadra incaricata dell’espansione dei territori--o meglio, dei campi di caccia per trovare nuove fonti di energia per le fortezze mobili, utilizzate a loro volta per raggiungere terre altrimenti impossibili da raggiungere e quindi conquistare.

Con Zenon impegnato altrove e Vanica ancora non pronta per lanciarsi in missioni di conquista e ritornare come vincitrice--il suo ancora scarso autocontrollo rischiava di minare la buona riuscita dei suoi piani e questo, nonostante fosse sua sorella, non era qualcosa che il più vecchio era disposto ad accettare--Dante si trovava ad accompagnare ancora le milizie di tanto in tanto. Un’attenzione non necessaria, di solito, ma v’erano occasioni in cui tale strategia si dimostrava più che valida.

Sotto la sua supervisione, i soldati stavano eseguendo un lavoro a dir poco impeccabile: chiunque avesse abbastanza mana da tentare una seppur futile resistenza, veniva riunito ove un team con magie di soppressione poteva tenerli sotto controllo. A tali individui sarebbe toccata una scelta--accettare di servire il paese (e la Triade Oscura, di conseguenza), oppure diventare pura energia per le fortezze. 

Quest’ultimo era il fato che attendeva chiunque non vantasse un notevole livello di mana, invece. Ed anche quell'atto spietato, nell’ottica del tiranno, fungeva da occasione di riscatto per quelle inutili, infime creature per avere uno scopo nella vita.


Un sorriso serafico stava perennemente dipinto sul volto dell’uomo, anche nel percepire un’effettiva resistenza in una delle ville nobiliari del luogo. Era convinto di aver ordinato di catturare i suoi abitanti ancor prima di iniziare l’assalto, ma a quanto pareva gli uomini dell’esercito non erano all’altezza neanche di un ordine così semplice. Decise di entrare in azione lui stesso.

Ciò che diede il benvenuto alle sue iridi verdi fu una parete distrutta da un’esplosione di potere magico, così ribelle e puro da fargli scendere un brivido d’eccitazione lungo la schiena. Il suo sorriso si fece più ampio mentre camminava oltre i detriti delle mura, mentre al tempo stesso gli occhi andavano a puntarsi verso l’origine di tutto quell’inaspettato trambusto.

"Mhm, bene. Cos’abbiamo qui?" Poche e semplici parole, ma sufficienti a far scendere il gelo nella stanza anche solo per il tono con cui furono pronunciate.

Dante non si preoccupò certamente di nascondere le occhiate che stava lanciando alla ragazza, squadrandola ed osservandola dall'alto in basso, come se fosse un critico d'arte atto a valutare l'ultima opera arrivata in una collezione. Ciò che lo colpì maggiormente di lei fu comunque il suo viso, su cui spiccavano due meravigliosi occhi di un blu quasi magnetico e ravvivati da un mare di emozioni che non fecero altro che portare un maligno sorriso sul volto dell'uomo. 

Era indubbiamente una bellezza incomparabile, tanto che egli si domandò cosa facesse una creatura simile relegata in un paesino del Regno come quello: meritava di meglio, molto di più di essere una mera giovane di origini nobiliari, così lontana dalle luci della ribalta.

Improvvisamente, tutto il vociare che tentava di giungergli alle orecchie si azzittì, il buonsenso dei suoi piccoli pedoni invitò tutti loro a non disturbare quella che sarebbe stata una piacevole conversazione tra un angelo ed un demonio.

Alcuni dei soldati non impegnati a contrastare quella che diventata una fonte di oscuro divertimento e curiosità da parte dell’uomo cercarono di spiegargli la situazione, giustificarsi, ma l’attenzione di lui era completamente fissata sul volto della fanciulla vicina al lato opposto della stanza, rispetto a dove lui si trovava.

Fanciulla che, per sua sciocchezza o desiderio di opporsi, non rispose. 

Se esisteva qualcosa che lo divertiva tra le infinite cose che, altrimenti, avevano meno importanza di un granello di polvere, ciò era osservare gli sforzi inutili di coloro che speravano ancora di potersi opporre al suo volere ed alla Dark Triad. Non era un caso che girassero voci sul fatto che la loro potenza potesse rivaleggiare con quella di un demone--i fatti parlavano abbastanza già senza che alcuno di loro dovesse aggiungere altro.

Tuttavia, lo sapeva (ed una parte di sè provava sincero diletto nel vederli) che ancora esistevano dei piccoli stolti che pensavano di poter resistere, di cambiare le cose e strappargli ciò che era ormai suo, o di negargli ciò che desiderava. 

Oh, come amava vedere la speranza frantumarsi, sparire pezzo per pezzo dai loro occhi!

"Tanto bella quanto silenziosa. Non che la cosa mi dispiaccia, in fondo, tuttavia… Esigo sempre risposta ad una domanda."

Se con le prime due frasi avesse potuto sembrare ancor ancora una richiesta, quell'ultima aggiunta--ed il tono, oh quel tono avrebbe fatto rabbrividire il diavolo in persona--non lasciò scanso ad equivoci.

Non esisteva che qualcuno non rispondesse, per quanto implicita fosse la richiesta. Voleva il suo nome e voleva sentirlo dalle labbra di lei. Voleva sentire la sua voce.

Fece un passo avanti, verso di lei. Poi un altro. Un'altro ancora.

I soldati ancora in piedi non osarono nemmeno tentare di dissuaderlo dal suo intento, ben coscienti che un qualsiasi gesto o azione o parola per fermare il loro signore avrebbe significato morte.

Gli occhi verdi dell'uomo non lasciarono la figura della fanciulla per un istante, gelidi e crudeli ed ovvio specchio del suo intento. Se l’altra non avesse reagito, non avrebbe impiegato molto a raggiungerla; se invece l'avesse fatto... beh, poco sarebbe cambiato in ogni caso.

Aveva deciso quale sarebbe stato il suo premio, la sua conquista. Nulla l’avrebbe fermato dall’ottenerla.



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