a deserved happy ending [cowt12 | week 04 | m4]

[hannyakoma]

Prompt: Polyamory

Word count: 1000
Rating: sfw
Fandom: Kimetsu no Yaiba
Note: Kinda OOC?

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A volte i giorni trascorrevano così placidi e sereni che Uzui faticava a credere che fossero effettivamente reali: c'era sempre qualcosa, nel retro della sua mente, in un angolino recondito che spesso e volentieri lo pungolava fastidiosamente, che gli diceva che quel genere di pace era destinato a non durate, o un inganno, o ancora qualcosa  cui non si sarebbe dovuto abituare.

Sembrava quasi esserci un altro "se stesso" a vivere nella sua mente, perchè quella voce che gli "parlava" suonava tremendamente simile alla propria, da qualunque lato la si ascoltasse. Con il tempo, aveva imparato ad ignorare molti di quegli echi traditori, così come aveva imparato a dimenticarsi convenientemente di sogni che gli levavano il respiro, di combattimenti che era sicuro non fossero mai accaduti nella sua vita di studente delle superiori e di tanti altri avvenimenti che parevano usciti da un racconto di fantasia ed altre leggende.

Demoni, creature della notte, e cacciatori di demoni. 

Quel genere di narrativa non era per nulla interessante, per lui, anche se non era sempre stato così: c'era stato un periodo in cui si era interessato ad un libro di quel tipo, tanto da prendersi l'intera saga e leggerla in pochi giorni. Il problema, come poi l'aveva individuato, stava nella mancanza di originalità di tematiche e nella ripetizione di clichè veramente poco sgargianti per i suoi canoni.

Questo, però, non l'aveva detto a Suma - era stata lei a suggerirgli il primo titolo, perchè a detta sua "davvero, davvero carino", il che significava che si era fatta coinvolgere più di quanto sarebbe possibile definire "normale" - per non ferire i suoi sentimenti. Sapeva quanto timida fosse, e non voleva di certo smorzare il suo entusiasmo quando si metteva a parlare in quel modo super felice ed agitato (un adorabile cucciolo, uguale) di una delle sue maggiori passioni.

Quell'aspetto, una timidezza che sfociava in un'insicurezza quasi disarmante, era qualcosa su cui si erano ripromessi di lavorare tutti assieme: Makio, che aveva un carattere diametralmente opposto a quello di Suma, aveva preso sulle sue spalle la missione ti tirare l'altra fuori dal suo metaforico guscio, con una forma di "tough love" che a volte poteva essere, come dire... un po' eccessiva. Fortunatamente, comunque, quelle due si conoscevano da così tanto che ogni "eccessività" da un lato o dall'altro era già intrinsecamente compresa.

All'inizio, a dirla tutta, Uzui s'era preoccupato della cosa perchè ancora non conosceva le due ed il loro rapporto e, abituato com'era ad avere a che fare con una personalità più pacata e mite come Hinatsuru, non aveva ben inteso che quello era il loro modo di comunicare.

Alla fine, comunque, aveva deciso di prendere il toro per le corna ed affrontare la questione con tutte e tre presenti. Chiarire i propri dubbi, stabilire quali confini non oltrepassare... Uzui poteva essere tante cose, ma non un cattivo partner: aveva messo le cose in chiaro dal giorno uno: una relazione con lui significava sincerità, schiettezza e condivisione - specialmente, soprattutto, sul piano delle proprie idee e dei propri limiti. 

Ovunque si trovassero, sia in pubblico che in privato, voleva essere sicuro che tutte e tre si trovassero a loro agio, al sicuro quanto bastava per essere se stesse senza paura.

"Tengen?" La voce di Hinatsuru lo richiamò dai suoi pensieri, riportandolo finalmente al presente. 

Si voltò verso la giovane con un mugugno interrogativo, osservandone i tratti del viso come se fosse la prima volta che la vedeva. Un po’ era così, per lei così come per Suma e Makio: era uno dei piaceri che trovava nella loro relazione, scoprire di potersi innamorare un poco più ogni giorno che trascorrevano insieme.

Il sorriso che ricevette in risposta dalla giovane fu ancora una volta complice di quel processo. “Abbiamo finito di preparare la cena. Spero tu abbia fame, perchè potremmo… aver preparato un po’ troppo.”

“Come al solito.” C’era un’esasperazione che non era veramente esasperazione, nella sua voce. Più un affetto già vissuto, nonostante la giovane età, che nessuno di loro aveva mai questionato in passato così come nel presente.

L'appartamento che i suoi gli avevano comprato per avere una comodità in più per frequentare le superiori, senza doversi fare ogni giorno un’ora di mezzi (i vantaggi di avere genitori facoltosi, ma anche la difficoltà nel voler tenere quanto più possibile separata la sua vita dallo status della sua famiglia), era inizialmente uno spazio solo suo, e per quanto avesse tentato di dagli una personalità ed un tocco tutto suo, non l’aveva mai fatto sentire come “casa” finchè le ragazze non avevano cominciato a frequentarlo. 

Spesso e volentieri capitava che restassero a cena, e dopo ancora a dormire, e la consapevolezza del fatto che quella mancanza che aveva sempre percepito - non solo in quella casa, ma anche nella sua adolescenza - potesse essere colmata in maniera così naturale, automatica fu indicativo.

Non ricordava l’ultima volta in cui aveva trascorso una cena con i suoi, con la sua famiglia, sempre così impegnati con il lavoro di artista uno e designer l’altra da essere spesso assenti - certo, Uzui li vedeva spesso e volentieri su riviste o servizi in televisione, o sui siti di maggiore interesse. Chiaramente, non era la stessa cosa che averli a casa con lui. Non si sentiva particolarmente trascurato, davvero, era sempre stato un ragazzino indipendente già da più giovane, ma…

Il pensiero di sorrisi rivolti a lui, del suo nome chiamato con entusiasmo, del profumo di piatti caldi appena preparati. Non c’era dubbio che le ragazze - le sue ragazze - fossero state una salvezza, per lui, sotto più di un punto di vista.

Se anche i suoi sogni di un’epoca passata, a combattere esseri sovrannaturali a rischio delle proprie vite, fossero stati realmente ricordi di qualcosa che più non era, probabilmente il ritrovarsi con i suoi tre tesori era la sua ricompensa per non aver abbandonato, per aver creduto fino alla fine in un futuro più sereno.