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Word count: 2000
Rating: sfw
Fandom: Dark Souls
Note: POV Original Character (Chosen Undead). Dopo innumerevoli viaggi, inizi e conclusioni, ancora la fine ci elude. Quindi cosa resta, se non una scelta alla fine?
Vi fu un tempo in cui la giovane, così come la sua famiglia, pregavano gli dei per avere una buona fortuna, una pace duratura, una vita felice. L'epoca d'oro del loro mondo, l'Era del Fuoco - Grainne sperava che un'età del genere potesse tornare nuovamente, ravvivarsi come la fiamma che ardeva nel cuore delle leggende, e portare ancora una volta lo splendore di cui le storie di suo nonno materno narravano con pompose parole.
Era affascinata, al punto in cui il suo cuore batteva con prepotenza al solo pensiero, dalla leggenda dei Cavalieri di Gwyn, più che dalle divinità in sè: per quanto comunque estranei alla sua realtà, sapeva che alcuni di loro erano indubbiamente esseri umani - non divinità, ma comuni esseri umani che avevano raggiunto gloria ed onore, combattendo fianco a fianco con le leggende stesse. Diventando loro stessi leggende che camminavano su quella terra ed ispiravano i posteri con le loro imprese, i loro successi.
Da bambina, quando il nonno la teneva sulle ginocchia e le narrava le storie più vecchie che rimembrava, Grainne ascoltava sempre con estrema attenzione. Solamente quando, anni più tardi, la dipartita dell'uomo la portò ad avere un vuoto dentro - causato non solo dalla mancanza di quella piccola tradizione che condividevano, ma soprattutto da una presenza che c'era stata per tutta la vita - la fanciulla si ritrovò tra le mani un tesoro incredibile.
Un antico tomo, segnato dal tempo ma ancora in condizioni tali da riuscire a leggerne i contenuti. Un volume di cui aveva solo sentito accennare, da suo nonno appunto, come la fonte di tutte quelle storie che Grainne era arrivata ad amare nel corso degli anni.
Non sapeva per quante mani era passato prima di giungere alla sua famiglia, ma una simile eredità era sopravvissuta a guerre ed intemperie e doveva per forza contenere quella che, alla fine di tutto, era una storia reale. Di guerra, di dèi immortali, di anime potenti e della costruzione del mondo in cui lei stessa ora camminava, respirava, viveva.
Di questo era vivamente convinta, ancor più quando durante la prima delle sue febbrili letture, non vide menzionata anche la nobile Via Bianca.
La sua famiglia era sempre stata vicina ad essa, specialmente negli ultimi decenni, quando la maledizione del segno oscuro sembrava espandersi sempre più anche nelle loro terre. Grainne non aveva mai messo in discussione il loro credo, o le loro indicazioni, perchè a sua volta indottrinata al pensiero comune. I Non-Morti rappresentavano una minaccia per le persone comuni, se lasciati a se stessi: la Via Bianca si occupava di essi, radunandoli e portandoli altrove, in un luogo dove mani più capaci avrebbero potuto garantire loro uno scopo più nobile del mero divenir "vuoti".
Tale era l'idea che i suoi genitori le avevano "venduto", probabilmente istruiti a loro volta da altri adepti del patto e sicuramente mischiata con pensieri e convinzioni di loro stessi.
Le parole di cui era composto il vecchio volume, però... Molte, se non tutte, di esse andavano in netto contrasto con quei nobili insegnamenti, quasi vi fosse un effettivo lato oscuro a tutte quelle parole cariche di ottime intenzioni e grandi speranze per il futuro del mondo.
La giovane aveva ben presto imparato a tenere per sè i dubbi che avevano preso ad affollarle la mente. Ciò che desiderava, dopo tutto, era una vita tranquilla con la sua famiglia, di vivere con sicurezza ed onestà e di avere un giorno una persona con cui costruire qualcosa di soltanto loro.
*
Le notti apparivano particolarmente crudeli agli occhi di un non-morto in viaggio, specialmente uno che aveva dovuto accettare una missione che non si sentiva cucita su di sè - nè all'inizio, nè durante la stessa.
La luce della luna che si rifletteva ed illuminava le ormai vuote costruzioni, magnifiche un tempo così come in quel momento seppur sotto una diversa atmosfera, della capitale del regno: Anor Londo portava sempre uno splendore austero, non importava quanto il tempo passasse o quanti non morti arrivavano a percorrerne le strade. O i cornicioni.
Grainne preferiva dimenticare tutti gli scivoloni e le cadute, causate per lo più dai maledetti arcieri e le loro frecce una volta giunta nell'area della cattedrale: ripetitive ed imbarazzanti, una fonte di forte vergogna. Era un miracolo (hah! Pun not intended) che fosse sopravvissuta ben due volte fino a quel punto, oltre i due guardiani della nobile Gwynevere - o della sua illusione, se non altro: affrontare la Luna Oscura e reclamarne l'anima fu un compito più doloroso che arduo, una volta compreso come funzionassero i suoi incantesimi. In fondo, ciò che non vuole essere toccato sa di essere particolarmente fragile, di dover tenere le distanze da ogni qual cosa che possa recargli danno, dolore.
Le ultime parole del dio riecheggiavano nella sua mente, come un mantra più che una preghiera: "una maledizione eterna su di te", aveva detto. Una divinità immortale, non soggetta all'inevitabile erosione causata dal segno oscuro, che parlava di maledizione. Hah! Cosa ne sapeva, lui, delle maledizioni! Dopo averlo sconfitto, Grainne si era concessa una breve ma vuota risata, più sospiri spezzati che altro. Si era seduta scompostamente, lasciando che le ginocchia le cedessero come avevano minacciato di fare nel mezzo dello scontro, nel momento stesso in cui la tensione si poteva dire allentata (non spezzata, mai spezzata).
I suoi occhi - vuoti, seppur non il tipico vuoto della non morte - vagavano ancora una volta sulla linea della città, in un'ultima disperata speranza di imprimere nella sua mente anche quello scenario desolato prima di procedere. Forse, e diceva forse, quella volta sarebbe stata la definitiva.
Ed anche chissà, si domandava, quanti altri come lei erano arrivati a quel punto e si erano trovati a contemplare le loro scelte - stando alle sobrie parole del guerriero al primo falò di Lordran, non sarebbe stata nè la prima nè tantomeno l'ultima, lei, a lanciarsi in quell'impresa apparentemente senza capo né coda. Senza futuro.
In quel momento più che mai, Grainne comprese il perchè di tanta desolazione nei modi di fare di quell'uomo: doveva essere sopravvissuto tante e tante volte, aver incontrato una miriade di non morti provenienti dal Rifugio, tutti incantati dalle belle parole di qualsivoglia guerriero, o credente, o chi fosse ad averli indottrinati ed ammaliati ad approcciarsi a Lordran stessa.
Forse quell'uomo già aveva capito - già sapeva cosa sarebbe accaduto a lei, a se stesso, a tutto quel mondo in decadenza. Se "anche senza risposte devi comunque andare avanti", forse il guerriero che ormai s'era arreso, fermato, aveva trovato una sua risposta in fondo.
Cacciando in un angolo della sua mente le parole sconsolate che egli le rivolgeva ad ogni incontro, la non morta riprese il suo cammino, accompagnata soltanto dall'ululare distante del vento e dai versetti delle creature pronte a tentare di strapparle quel poco di vita che le restava.
*
Sentirsi ardere letteralmente da capo a piedi, avvolta da un calore inizialmente quasi familiare ma via via sempre più aggressivo, distruttivo, doloroso - l’umanità bruciava, pezzo per pezzo, insieme alla sua anima; ogni frammento raccolto, assorbito, con fatica che diveniva pura energia per la fiamma primordiale in meri istanti - fu l’esperienza più terribile della sua esistenza. Anche dopo i gargoyle, anche dopo la donna aracnoidea della Palude, anche dopo il cavaliere d’oro della cattedrale, quello fu il ricordo peggiore che si portò dietro nell’aldilà.
O meglio, quello che pensava fosse l’aldilà, all’inizio.
Invece di scomparire come si aspettava, Grainne si risvegliò nello stesso luogo di partenza di quell’avventura alla cieca: il Rifugio. Ancora non morta, ancora isolata dai suoi cari, ma per qualche ragione ancora in sè. Pura confusione, terrore, incredulità l’avevano soffocata nelle loro spire - le prime volte, almeno - finchè non si rese effettivamente conto che, per qualche disegno a lei ignoto, ad ogni conclusione del suo fatidico viaggio, ritornava indietro.
Inesorabilmente, costantemente. Quasi la maledizione, oltre ad impedirle di morire, volesse fare in modo di farle rivivere quell’inferno più volte, come se la prima non fosse sufficiente.
Con il passare del tempo, e di quelli che cominciò a definire “cicli di esistenza”, la donna si rese conto che la sua superficiale conoscenza rappresentava forse la causa di quella sua incapacità a sfuggire sia alla morte che alla non morte. Quindi si adoperò a cercare, scovare informazioni, raccogliere frammenti di leggende qua e là nel mondo - incontrando creature spaventose, disumane oltre ogni livello perfino stando agli standard demoniaci; viaggiando nel tempo e nello spazio, scoprendo pezzi di storia non tramandati dai culti del “presente”.
Artorias. Il mostro abissale.
In svariate occasioni Grainne si trovò a chiedersi se davvero fossero i Lord ad essere stati nel giusto, o se forse anch’essi erano stati guidati da sentimenti più “umani” e mortali. E se così fosse stato, non era ciò qualcosa che li rendeva più vicini alle creature - umani, non morti, draghi - che tanto snobbavano dall’alto dei loro piedistalli?
*
Ancora una volta, la non morta “prescelta” si trovò di fronte alla sfida finale per eccellenza.
“Deposita il Ricettacolo, donando le quattro anime dei Signori. Sconfiggi il Lord della cenere e prendi il suo posto nella fornace. Ravviva la fiamma, salva la nostra Era.”
Belle parole, rifilatele in più occasioni e da diverse persone, tutte accomunate da un’ignoranza di cui Grainne non poteva far loro reale colpa. Il tempo era tiranno tanto quanto le divinità, e coloro che ciecamente le seguivano, dopo tutto.
Dopo infinite morti, esplorazioni, ricerche, la donna era giunta ad una scontata quanto difficile soluzione. Se le risposte che cercava non stavano nè nel passato nè nel futuro, nè nel suo ciclo nè in un ciclo futuro, avrebbe tratto insegnamento dalle lezioni che gli antichi dèi le avevano indirettamente impartito.
La scelta che avevano compiuto Lord Gwyn e Lady Izalith, per arroganza o per orgoglio o ancora per paura, di voler a tutti costi la sopravvivenza dell’Era del Fuoco… continuare lungo quella strada avrebbe davvero portato ad un futuro migliore, o semplicemente avrebbe prolungato l’inesorabile spegnimento della fiamma?
Ormai, Grainne non aveva più speranza da gettare in quell’ottimistica visione.
Se gli errori commessi, ripetuti, dagli dèi stessi non avevano portato a risultati, allora perchè perseverare lungo un vicolo cieco?
Lo sguardo di chi aveva preso una decisione definitiva le guizzò negli occhi, mentre ritraeva lentamente la mano dalla fiamma e lasciava ciondolare il braccio lungo il proprio fianco. Fece un passo indietro, poi un altro, ed un altro ancora, finchè non si trovò a qualche metro dalla ragione di vita (e morte) di Gwyn stesso.
“Una maledizione eterna su di te”, le aveva sospirato Gwyndolin in punto di morte.
“Qui, gli unici maledetti siete voi stupidi dèi”, mormorò lei di rimando, a nessuno in particolare, o forse al Lord della Cenere ormai divenuto polvere a sua volta.
Si voltò allora con decisione, camminando a passo lento ma inesorabile verso la porta della fornace, lasciandosi alle spalle lo scoppiettio di una fiamma ormai morente. Varcata la soglia, sguardi serpentini e il digrignare di denti le diedero il benvenuto.
"Mio signore, sia benedetto il tuo ritorno."
Due file perfettamente allineate di creature serpentine fiancheggiavano il corridoio che l'avrebbe riportata in superficie, cantando le sue lodi e la gioia del poter servire nuovamente il loro reale padrone. Essere usata dalle divinità per i loro scopi, oppure dai serpenti primordiali per altri motivi - di scelta non si parlava più, ormai, poichè infine il suo destino era fondamentalmente il medesimo. Nel passato, così come nel presente, il suo percorso seguiva come solchi nel terreno tracciati da altri: lei stessa non era altro che un burattino in mano ad entità superiori che ne decidevano le sorti. Ogni resistenza, tentativo di fuga, o ostilità nel non voler accettare questa semplice realtà, erano futili.
"Lasciate che la vera oscurità avvolga il mondo."
Se tanto doveva essere maledetta, in un modo o nell'altro Grainne decise di trascinare l’intera Lordran con sè.